venerdì 13 aprile 2012

Kawamoto Kihachiro

Ieri sono andata con la mia amica Siobàhn ad un evento organizzato dall'associazione culturale arte e Giappone, dedicato a Kawamoto Kihachiro (1925-2010) che è stato un grande maestro di animazione a passo uno (la tecnica cinematografica chiamata anche stop motion che consiste nel fotografare pupazzi snodabili in una sequenza di pose in modo da ottenere fotogrammi che uniti conferiscano il senso del movimento). Kawamoto utilizzava soprattutto marionette, un’arte che aveva appreso dall’apprendistato a Praga, nel 1963, con il maestro Jirí Trnka. Trnka era interessato soprattutto alla rappresentazione deii tratti culturali, cosa che passa abbondantemente nel lavoro di Kawamoto. Infatti le sue opere sono degli apologhi morali buddhisti attinti dai racconti della tradizione classica giapponese, e cinese, dall’antica raccolta di fiabe del Konjaku monogatari, degli inizi del XII secolo, dal classico testo cinese taoista del Liezi, da antiche leggende, dagli emakimono ai paraventi del periodo Muromachi. Inoltre i pupazzi di Kawamoto Kihachiro, delle vere opre d'arte, hanno i volti delle maschere del teatro noh, costumi composti da kimono e armature, e si muovono su sfondi che ricordano le lacche e gli acquerelli tradizionali.
Nonostante il suo stile sia molto diverso dall’animazione industriale degli anime, Kawamoto ha rivestito l’incarico di presidente della Japan Animation Association, dal 1989, succedendo a Tezuka Osamu.
L'evento a cui sono andata consisteva in una rassegna di 5 corti. In generale mi sono piaciuti parecchio, ma visto che sia le storie sia le musiche sono molto tradizionali, probabilmente a vederne di più mi sarei annoiata. Procedo a recensirli:

 Il demone – Oni (1972), 8’: è la storia di due fratelli che vengono attaccati da un demone durante una caccia. Tratto da una storia medioevale. Gli sfondi bicromatici neri e oro ricordano le lacche tradizionali e i personaggi hanno i volti delle maschere noh e non cambiano mai espressione. Lo stop motion è abbastanza primitivo, ma la storia è carina (e istruttiva)

Il tempio Dojoji – Doujouji (1976), 18’: la storia, tratta dal Konjaku Monogatari, narra di un monaco, sedotto da una donna che si rivela poi un demone. E' ispirato alla pittura narrativa Yamato-e del tardo periodo Heian. Non contiene dialoghi, ma solo musica di shamisen, uno strumento tipico del periodo Edo. Molto carino, forse il mio preferito dei cinque (trovate la prima parte sopra).

La casa delle fiamme – Kataku (1979), 19’: storia tratta da un dramma del teatro noh. Un’affascinante donna fantasma racconta a un viandante la storia di due rivali in amore. Decisamente troppo buddista per me. 

Colpire senza tirare – Fusha no sha (1988), 25’: tratto dal racconto Meijin-Den dello scrittore Atsushi Nakajima (1909-1942), è incentrato sulla figura leggendaria dell’arciere cinese Ji Chang. E' una storia che ha un forte significato pacifista, realizzato in collaborazione da artisti e tecnici cinesi e giapponesi per rafforzare il messaggio antibellico. Mi è piaciuto molto. Qui i pupazzi probabilmente sono di plastica.

Self-Portrait (1988), 1’: Ironico autoritratto del regista. L'unico con pupazzi in plastilina. Molto carino.

Yesterday I went with my friend Siobàhn at an event, organized by the cultural association Art and Japan, dedicated to Kawamoto Kihachiro (1925-2010) who was a master of stop motion (the  film technique that consist in photographing jointed dolls in a sequence of poses in order to obtain frames that linked together give a sense of movement). Kawamoto used mainly puppets, an art he learned from his apprenticeship in Prague with the master Jirí Trnka, in 1963. Trnka was primarily interested in the representation of cultural traits, which passed abundantly into the work of Kawamoto. In fact, his works are Buddhist moral fables drawn from classical Japanese and Chinese tales, the ancient collection of fables Konjaku monogatari, written in the early twelfth century, from the classic Chinese Taoist text Liezi, from ancient legends, from the emakimono and the screens of the Muromachi period. In addition, the puppets of Kihachiro Kawamoto, true art objects, have  noh theater masks as faces, kimonos and armors as costumes, and they move on backgrounds that recall traditional lacquers and watercolors.Although his style is very different from the anime industry's animation, Kawamoto was president of the Japan Animation Association, since 1989, succeeding Osamu Tezuka.The event which I went to consisted of a collection of 5 short films. In general, I liked them a lot, but since both the stories and the music are very traditional, probably I'd be bored if I saw more. I proceed to review them:

 
The demon - Oni (1972), 8 ': is the story of two brothers who attacked by a demon during a hunt. Based on a medieval history. The backgrounds are reminiscent of the two-color blacks and gold lacquer and the characters have the faces of noh masks and never change expression. The stop motion is fairly primitive, but the story is nice (and informative)
The Dojoji
temple- Doujouji (1976), 18 ': the story, taken from Konjaku Monogatari, tells of a monk, seduced by a woman who turns out to be a demon. The figurative part is inspired to the narrative painting of Yamato-e (late Heian period). It contains no dialogue, only the music of shamisen, an instrument typical of the Edo period. Very nice, perhaps my favorite of the five (you find the first part above).

The house of fire - Kataku (1979), 19 ': a story from a noh theater
drama. A beautiful ghost woman tells to a wayfarer the story of two rivals in love. Far too Buddhist for me.
Hitting without drawing - no Fusha sha (1988), 25 ': short adaptation of the book Meijin-Den by Atsushi Nakajima (1909-1942). It focuses on the legendary figure of the
Chinese archer Ji Chang. It's a story whith a strong pacifist message, realized in collaboration with artists and technicians from China and Japan to strengthen the anti-war message. I loved it. Here the puppets probably are made of plastic.
Self-Portrait (1988), 1 ': An ironic portrait of the director. The only one with clay puppets. Very cute.

7 commenti:

Elena ha detto...

Sembra veramente interessante, chissà se i suoi lavori si trovano, mi piacerebbe molto vederli. Farò ricerche!

Piperita Patty ha detto...

Imaginavo ti interessasse!
Ho visto che su youtube ce ne sono molti, anche se non so di che qualità.

Scarabocchio Girl ha detto...

Wow, molto interessante!! Non lo conoscevo affatto!

Scarabocchio Girl ha detto...

Wow, molto interessante!! Non lo conoscevo affatto!

alisanna's place ha detto...

Molto interessante! Non conoscevo questo maestro dell'anumazione. Farò anch'io delle ricerche. Grazie per la segnalazione!:)

Clyo ha detto...

Non conoscevo Kawamoto Kihachiro, ma Jiri Trnka sì: ma tradizione est europea per le marionette e i pupazzi ha dato modo a questi artisti di creare delle opere bellissime in stop motion utilizzando per altro solo l'espressività gestuale senza le espressioni del volto: è molto difficile costruire "facce" che siano allegre e tristi con la stessa espressione.
Ti consiglio un altro artista molto bravo: Barry Purves:

http://www.youtube.com/watch?v=V3dQFR8oWb4

Piperita Patty ha detto...

@Scarabocchio: allora sono contenta di avertelo fatto scoprire :D

@Alisanna: sono contenta che ti interessi :D Secondo me vale davvero la pena di guardarsi almeno qualche corto.

@Clyo: immagino che Kawamoto sia stato molto aiutato nella tradizione delle maschere no, che per l'appunto tramite giochi di luce riescono a dare l'impressione di espressioni differenti.
Grazie mille del consiglio!!!

@Ricette di Mondo: grazie mille! In realtà il mio è fondamentalmente un blog di moda anche se ci scrivo di tutto. Passerò.

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