Keiko Ichiguchi è una fumettista giapponese popolare in Italia in quanto a 28 anni si è trasferita a Bologna e ha iniziato a lavorare contemporaneamente per case editrici italiane e giapponesi. Ha anche pubblicato una serie di libretti che indagano la cultura giapponese da un punto di vista "italiano", di cui il più celebre è "Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla". Io purtroppo ho letto solo "Perché i giapponesi non amano essere toccati", terzo numero della rivista Keiko world, che pubblicava con la Kappa, e che ho trovato interessante e molto divertente anche grazie ad una serie di vignette inserite nell'opera.
Avevo letto un paio di episodi di suoi fumetti sempre su "Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla" e mi ero fatta l'idea di un'autrice di shojo abbastanza classica, sia come tipo di storie sia come stile di disegno, uno stile che mi aveva convinto poco (mentre quello delle vignette l'avevo trovato carinissimo). La caratteristica dell'autrice che avevo trovato più interessante era l'ambientazione italiana di alcuni suoi manga, che dava nuovo materiale all'annosa discussione "hanno senso manga disegnati e ambientati fuori dal Giappone?".
Poi mi hanno regalato "America", un manga one shot che mi ha costretto a rivedere la mia opinione. Parla di un gruppo di giovani giapponesi che sognano di andare negli Stati Uniti. Questo sogno comune però è per tutti una sorta di fuga da una realtà difficile. Il tono dell'opera diventa quasi subito melodrammatico. Le situazioni dei vari personaggi vanno da disagi che si possono ritrovare nella normalità della vita di un adolescente a situazioni molto esasperate. Sono presenti vari topoi dello shoujo, tuttavia l'ho trovato un manga decisamente migliore di quanto mi aspettassi. A livello narrativo funziona bene, non è troppo scontato ed è molto coinvolgente.
Lo stile di disegno è ciò che ho apprezzato meno, perché rispetto alle opere che avevo già visto, successive a questo manga, le sproporzioni tipiche dello shojo classico risultano ancora più accentuate: ragazzi alti il doppio delle ragazze, con menti a punta e teste minuscole rispetto alle spalle e così via.
Continuo a preferire la Ichiguchi come saggista (se nel termine saggista si includono anche le sue strepitose vignettine comiche), ma l'ho molto rivalutata come mangaka. "America" non è un capolavoro, ma non è male e potrebbe essere un buon modo per iniziare a conoscere l'autrice.
Keiko Ichiguchi is a Japanese comic artist popular in Italy as she moved to Bologna at age of 28 and began to work simultaneously for Italian and Japanese publishers. She has also published a some books that explore the Japanese culture from an "italian" point of view. Unfortunately I 've only read " Why Japanese do not like to be touched", third issue of the magazine Keiko world, she published with the italian editor Kappa , and I found it very interesting and funny also thanks to a series of strips included in the work.
I had read a couple of episodes of her comics included in the above book and I got the idea she was a classic shojo author, both for the type of stories and the drawing style, a style that I didn't completely like (while I loved that of the stripes) . The characteristic of the author that I found most interesting was the Italian setting of some of her manga , which gave new material to the age-old question "can a comic designed and set outside of Japan be called a manga?" .
Then I was given "America" , a one-shot manga that forced me to revise my opinion. It's about a group of young Japanese who dream of going to the United States. This common dream, however, is for all of them a kind of escape from a difficult reality. The tone of the work becomes almost immediately melodramatic. The situations of the various characters range from discomfort that can be found in the normal life of a teenager to extreme situations. There are various topoi of the shoujo genre, but I found it a much better manga than I expected. On a narrative level it works well, the plot is not too obvious and it is captivating.
The drawing style is what I liked least, because compared to the works that I had already seen, that aresubsequent to this manga, the disproportion typical of classic shojo are even more pronounced: the boys are tall twice the girls, have pointy chins and tiny heads compared to the shoulders and so on.
I still prefer the Ichiguchi as an essayist (if, within essayist we also include her amazing strips), but I revalued her as a mangaka . "America" is not a masterpiece, but it's not bad at all and could be a good way to know the author.
8 commenti:
A me la Ichiguchi non piace, ho letto qualche suo manga e anche provato a leggere uno dei suoi libretti ma c'è sempre qualcosa di insipido al loro interno.. almeno per i miei gusti.
Insipido secondo me è troppo, banale però sì. I libretti però se non si hanno tantissime conoscenze del giappone però per me sono molto carini.
Ho sentito anch'io questo parere in giro.
Purtroppo non conosco l'autrice, ma vorrei iniziare visto il suo particolare (nel senso buono della parola) background.
@Marco: se fossi in te inizierei da un libretto di quelli misti, con dentro sia puntate dei suoi fumetti sia rubriche e vignette sul Giappone.
Avevo letto qualcosa di suo in passato e mi era piaciuta parecchio..ho sempre sperato di incontrarla mentre passeggiavo in città ma niente.. Ihihih!
@Scarabocchio: è veroooo, tu avresti potuto imbatterti in lei!
I libri della Ichiguci mi ispirano da una vita ma non ho mai avuto il coraggio effettivo di comprarli perché temo di rimanerne delusa XD
America ce l'ho (pescato da uno scatolone di offerte) ma dovrei proprio rileggerlo, non me lo ricordo moltissimo XD
@Acalia: hai provato a sfogliarli per bene? Tu ne sai molto di Giappone e ci sei anche stata, per cui molte cose potrebbero parerti scontate, però qualche chicca si trova sempre.
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