Oggi andiamo a Nikko, un luogo reso popolare dal culto della montagna, iniziato dal famoso monaco Shodo, cui si deve l’introduzione del buddismo a Nikko nel VII secolo, in seguito alla cui predicazione molti asceti iniziarono a recarsi in queste zone.
Il modo più economico per andarci è fare il Nikko pass da 2 giorni (non esiste un pass da meno giorni) che costa 2670¥, visto che il biglietto per tratta è di circa 1300¥ e che il pass comprende il viaggio di andata e ritorno da Tokyo e viaggi illimitati in autobus nel centro di Nikko e sui treni tra Nikko e l'area Kinugawa Onsen. Il pass è venduto dalle ferrovie Tobu ed è valido solo sui mezzi di questa compagnia. Una volta per lo stesso prezzo comprendeva anche l'ingresso ad alcuni templi, ma il biglietto combinato è stato sospeso per disaccordi interni, quindi adesso al pass va aggiunto il costo dei vari biglietti d'ingresso.
Visto che la stazione centrale della Tobu è Asakusa che è vicino a noi, fare il biglietto è piuttosto comodo, anche se arriviamo un po' in anticipo e troviamo la biglietteria ancora chiusa (apre alle 8). Prendiamo il treno stando attenti a salire sui vagoni segnalati, visto che solo due su tutto il treno arrivano a Nikko, e in 2 ore siamo a destinazione.
Dopo un breve viaggio in autobus iniziamo la visita dal tempio Rinnoji (ingresso 900¥), fondato dal monaco buddista Shodo. Purtroppo è in restauro completo, quindi non si vede praticamente niente, il tempio è tutto impalcato e in parte smontato. I lavori finiranno nel 2021. L'unico vantaggio è poter vedere più da vicino del solito due delle tre famose statue in legno del tempio raffiguranti Amida, Senju-Kannon (Kannon dalle mille braccia) e Bato-Kannon (Kannon con la testa di cavallo), che sono le tre divinità che secondo la tradizione incarnano i tre kami della montagna di Nikko.
Dalla cima dell'edificio di impalcature che avvolge il Rinnoji però c'è un bellissimo panorama.
Non vediamo granché nemmeno del famoso giardino, risalente al periodo Edo perché diluvia.
Accanto al Rinno-ji c’è
il Sōrintō (1643), un pilastro alto
15m, con circonferenza di 3m, costruito da Iemitsu nel 1643. Al suo interno ci
sono 1000 volumi di sutra.
In un edificio lì vicino assistiamo ad una cerimonia buddista con monaci in preghiera e un grande fuoco.
Today we go to Nikko, a place that became popular because of the cult of the mountain, started by the famous monk Shodo, who was responsible for the introduction of Buddhism in Nikko in the seventh century, after which many ascets began to travel to these areas.
The cheapest way to go is to do the 2 days Nikko pass (there isn't a pass for only one day) which costs 2,670¥, as the train ticket to go there costs 1,300¥ and the pass includes the round-trip from Tokyo and unlimited travel by bus in the center of Nikko and on the trains between Nikko and the Kinugawa Onsen area. The pass is sold by Tobu Railway and is valid only on the means of trasport of this company. Once, for the same price, it also included the admission to some temples, but the combined ticket was suspended for internal disagreements, so now to the pass you have to add the cost of the various admission tickets.
As the central station of Tobu railways is in Asakusa, our neightbourhood, to make the ticket is quite quick, even if we arrive a little too early, and find the ticket office still closed (it opens at 8). We take the train being careful to get on the signaled cars, since only two out of the whole train arrive in Nikko, and in two hours we are at our destination.
After a short bus trip, we start the visit from the Rinnoji temple (admission 900¥), founded by the Buddhist monk Shodo. Unfortunately it is under restoration, we managed to see practically nothing, the temple is all covered in scaffolding and partly dismantled. The works will end in 2021. The only advantage is being able to look more closely than usual at two of the three famous wooden statues of the temple, depicting Amida, Senju-Kannon (Kannon with a thousand arms) and Bato-Kannon (Kannon with a horse head), which are the three deities that traditionally embody the three kami of the mountain of Nikko.
From the top of the scaffolding that surrounds the Rinnoji, though, there is a beautiful view.
We do not see much even of the famous garden, dating back to the Edo period, because it pours.
Next to Rinno-ji there is Sōrintō, a 15m high pillar, with a circumference of 3m, built by Iemitsu in 1643. Inside there are 1,000 sutra volumes.
In a nearby building we witness a Buddhist ceremony with chanting monks and a big fire.
Arriviamo all'entrata del Toshogu Shrine che è già ora di pranzo. Iniziamo a vagare in cerca di un posto dove mangiare finché ci accorgiamo che uno dei negozi di souvenir è anche un ristorante e non solo: serve lo yuba, la pelle che si forma quando si prepara il tofu, che è una specialità di quest'area che volevamo provare. I prezzi sono più alti di quelli segnalati dalla guida nei ristoranti in città, ma decidiamo di fermarci comunque. La Pelosa Metà prende il menù udon, che è relativamente economico e comprende anche un rotolo di yuba fritto. L'udon però non sa di molto. Io scelgo il menù yuba, che costa ben 2000¥, ma comprende ottimi sottaceti, riso, germogli di felce, yuba servito in stile sashimi con soia e wasabi, yuba fritto con tofu e verdure, un brodo con yuba secco (un po' troppo gommoso) e yuba fresco in salsa di sesamo (delizioso).
We arrive at the entrance of Toshogu Shrine that is already lunchtime. We begin to wander in search of a place where to eat and after some time we realize that one of the gift shops is also a restaurant and not only: it serves yuba, the skin that forms whenduring the making of tofu, which is a traditional of this area that we wanted to try. According to the guide, the prices are higher than tohose of the restaurants in town, but we decide to stop here anyway. The Hairy Half chooses the udon menu, which is relatively cheap and also includes a fried yuba roll. But the udon doesn't have much falvourh. I choose the yuba menu, which costs around 2000¥, but includes excellent pickles, rice, fern sprouts, sashimi-style yuba served with soy and wasabi, fried yuba with tofu and vegetables, a soup with dried yuba (a bit too rubbery) and fresh yuba in sesame sauce (delicious).
Dopo mangiato diluvia ancora. Attraverso il portale Omote-mon entriamo nel tempio Toshogu (ingresso con accesso al mausoleo 1300¥), il più famoso di Nikko. E' un santuario shintoista costruito nel VII secolo in onore di Tokugawa Ieyasu, il fondatore dello shogunato che governò il Giappone fino al 1868.
Il tempio è costituito da una serie di stupendi edifici riccamente decorati e circondato da altissimi alberi secolari.
After lunch it pours again. Through the Omote-mon portal we enter Toshogu (entrance with access to the mausoleum 1300¥), Nikko's most famous temple. It's a Shinto shrine built in the seventh century to honor Tokugawa Ieyasu, the founder of the shogunate that ruled Japan until 1868.
The temple consists of a series of beautiful richly decorated buildings surrounded by tall trees.
A sinistra c'è una pagoda a cinque piani risalente al 1650 (ma ricostruita nel 1818). La sua particolarità è che non ha fondamenta, ma contiene un lungo palo sospeso che, in caso di terremoto, oscilla come un pendolo per mantenere l'equilibrio.
To the left there is a five-storey pagoda dating back to 1650 (and rebuilt in 1818). Its peculiarity is that it has no foundations, but contains a suspended long pole that, in case of an earthquake, swings like a pendulum to keep the balance.
Appena dentro ci sono i Sanjinko, i tre sacri depositi, famosi per i rilievi di elefanti fatti da un artista che evidentemente non li aveva mai visti. Sono divertentissimi, gli elefanti hanno criniere, proboscidi bizzarre e quant'altro.
Ma l'edificio più famoso del complesso è Shinyōsha, la stalla Sacra, decorata con rilievi di scimmie, tra cui le tre famose scimmie sagge che con le mani si tappano gli occhi, le orecchie e la bocca ("Mizaru", "Kikazaru", "Iwazaru": "non vedere il male", "non sentire il male", "non parlare del male").
Attraversando un altro torii, sulla sinistra, c'è una famosa sala conosciuta per il dipinto sul soffitto, chiamato Nakiryū (drago che piange) a causa delle proprietà acustiche di questo spazio. Un monaco caciarone che sembra un venditore di auto usate ce ne dà una dimostrazione battendo insieme due bastoni. Il drago 'piange', quando i bastoni sono sotto la sua bocca, ma non altrove. Dopodiché il monaco prova a vendere al suo pubblico dei costosissimi talismani.
Once inside there are the Sanjinko, the three sacred deposits, famous for their elephants reliefs made by an artist that evidently had never seen one. They're fun, these elephants have manes, bizarre trunks and so on.
But the most famous building of the complex is Shinyōsha, the sacred stable, decorated with reliefs of monkeys, including the famous three wise monkeys that with over their eyes, ears and mouth ("Mizaru", "Kikazaru "," Iwazaru ": "see no evil ", "hear no evil ", "say no evil").
Through another torii, on the left, there is a famous hall known for the painting on the ceiling, called Nakiryū (crying dragon) because of the acoustic properties of the space. A monk that looks like a used car salesman gives us a demonstration by beating two sticks together. The dragon 'weeps' only when the sticks are below its mouth, but not elsewhere. After it the monk tryes to sell very expensive talismans to his audience.
Vediamo anche il decoratissimo portale Yomei-mon
(porta del sole). Preoccupandosi che la sua perfezione potesse suscitare
l'invidia negli dei, i costruttori misero apposta l'ultimo
pilastro di sostegno a testa in giù. Una delle sue decorazioni è il famoso Nemuri-Neko,
un piccolo bassorilievo di un gatto addormentato diventato celebre per il suo aspetto realistico. Da qui parte una serie di faticosissime scale fiancheggiate da cedri secolari che portano all'urna di bronzo in cui sono conservati i resti di Ieyasu.
We also see the highly decorated Yomei-mon portal (gate of the sun). Worrying that his perfection could arouse the envy of the gods, the builders put on purpose the last support pillar upside down. One of its decoration is the famous Nemuri-Neko, a small bas-relief of a sleeping cat that became well known for its realism. From here a series of exhausting stairs lined with cedar trees lead to the bronze urn in which there are Ieyasu remains.
Andando avanti c'è il Mausoleo Taiyuin (ingresso 200¥), fondato 16 anni dopo il completamento del Toshogu nel 1636. E' la tomba del terzo shogun Tokugawa, Tokugawa Iemitsu, il cui motto era "vivere una vita semplice". È insolito in quanto è sia un tempio buddista sia un mausoleo. Somiglia ad una versione più piccola del Toshogu. Ovviamente la famosa porta Nio-mon è in ristrutturazione, ma per compensare è aperta la camera interna del tempio, che di solito i visitatori non possono vedere. Sul soffitto della sala principale, sono dipinti 140 draghi nell'atto di portare preghiere (simboleggiate da perle) al cielo, o di tornare dal cielo per prenderne altre. C'è anche l'armatura di Iemitsu.
Going forward there is Taiyuin Mausoleum (entry 200¥), founded 16 years after the completion of Toshogu in 1636. it's the tomb of the third Tokugawa shogun, Tokugawa Iemitsu, whose motto was "live a simple life". It is unusual because it is both a Buddhist temple and a mausoleum. It resembles a smaller version of the Toshogu. Obviously the famous Nio-mon portal is under restoration, but to compensate is open the inner chamber of the temple, which usually visitors can't see. On the ceiling of the main room, they are 140 painted dragons in the act of bringing prayers (symbolized by pearls) to heaven, or to return from heaven to take other. There is also Iemitsu's armor.
Abbiamo finito di visitare i bellissimi templi di Nikko. Per fortuna erano vicini, quindi siamo riusciti a vederli tutti e non ci siamo mai persi, altro che Kamakura! In compenso ci rendiamo conto di aver saltato il famosissimo ponte Shinkyo (detto "Ponte
Sacro"), che era all'inizio del percorso, vicino al tempio Rinnoji. Così prendiamo l'autobus e scendiamo una fermata prima della stazione, arrivando a destinazione.
Questo bellissimo ponte rosso (laccato di questo colore solo nel 1636) fino al 1973 poteva essere usato solo dall’imperatore. Adesso per 300¥ tutti possono attraversarlo, ma... non porta da nessuna parte, si può fare solo avanti e indietro. Quando arriviamo noi la biglietteria è già chiusa, in compenso la luce del crepuscolo e le lanterne illuminate lo rendono particolarmente romantico.
Quella che si è vede oggi è una ricostruzione di inizio '900, su modello del ponte del 1636, perché l'originale è stato spazzato via da una piena. Al ponte Shinkyo è legata una leggenda: il monaco Shodo e i suoi discepoli volevano scalare il monte Nantai, tuttavia non riuscivano ad
attraversare il fiume Daiya. Shodo iniziò a
pregare e apparve Jinja-Daiou, il dio dei serpenti, con due serpenti
attorcigliati intorno al braccio destro che si trasformarono in una sorta di ponte permettendo a ai monaci di attraversare il fiume.
We end our visit to the beautiful temples of Nikko. Luckily they were close, so we got to see them all and we never got lost, nothing like Kamakura! On the other hand, we realize wemissed the famous Shinkyo bridge (called "Sacred Bridge"), which was at the beginning of the trail, near the Rinnoji temple. So we take the bus and get off one stop before the station, arriving at our destination.
This beautiful red bridge (painted this color only in 1636) until 1973 could be used only by the emperor. Now for 300¥ everyone can cross it, but... it doesn't lead anywhere, you can walk just back and forth. When we arrive, the ticket office is already closed, in return, the twilight and the light of the lanterns make it particularly romantic.
What you can see today is an early '900 reconstruction, on the model of the 1636 bridge, because the original was washed away by a flood. Shinkyo bridge is connected to a legend: monk Shodo and his disciples wanted to climb Mount Nantai, but they could not cross river Daiya. Shodo started praying and Jinja-Daiou, the god of snakes, appeared with two serpents entwined around his right arm that turned into a kind of bridge allowing the monks to cross the river.
Per vedere il ponte perdiamo il penultimo treno e, anche se ne è valsa senz'altro la pena, dobbiamo aspettare l'ultimo per quasi un'ora. Fra l'attesa e il viaggio, arriviamo a Tokyo tardissimo, per fortuna siamo già ad Asakusa, il quartiere del nostro hotel. Però i ristoranti che volevamo provare sono già tutti chiusi. Scelgo a caso un locale specializzato in anguilla che è anche un hotel. E' caro, ma non ho voglia di cercare un altro posto e l'anguilla mi fa gola, in più gli avventori tutti giapponesi mi danno sicurezza. Il ristorante propone vari piatti a base di anguilla, fra cui addirittura un menù che permette di mangiarla tutta, dai crackers fatti con le ossa alle interiora. Noi non siamo così coraggiosi e optiamo per il classico unaju (2720¥), anguilla servita su di un letto di riso in una scatola laccata. Insieme ci vengono serviti dei sottaceti e una zuppa pepata, con dentro qualcosa di strano, che si rivela essere... interiora di anguilla! Per fortuna non lo sapevo prima di mangiarle! A parte la sorpresa, non mi piacciono granché. L'anguilla invece è molto buona e particolare: ha il caratteristico sapore dato dalla cottura su carbone e non è affatto dolciastra come quelle che ho mangiato in Italia e a Kyoto.
To see the bridge we lose the second to last train and, even if it was worth definately worth it, we have to wait for the last for nearly an hour. Between waiting and traveling, we arrive in Tokyo late, fortunately we are already in Asakusa, our hotel's neighborhood. But the restaurants we wanted to try are already all closed. I choose at random a place specializing in eel that is also a hotel. It's expensive, but I don't want to look for another place and I'm craving for eel, plus the costumers are all Japanese, and it comforts me. The restaurant offers various eel dishes, including even a menu that allows you to eat it all, from bones crackers to the intestines. We are not so brave and choose the classic unaju (2,720¥), eel served on a bed of rice in a lacquered box. With it came also pickles and a and peppered soup with something strange inside, which turns out to be... eel innards! Luckily I did not know it before eating them! Apart from the surprise, I do not like them much. The eel is very good and rather particular: it has the characteristic flavor given by cooking on charcoal and it isn't at all sweet like the ones I ate in Italy and Kyoto.
2 commenti:
I ate Yuba when I was in Nikko and I liked it very much! ^u^
xx Katie.
I'm happy I liked it, I wasn't so sure, because I'm not a big tofu fan.
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