lunedì 21 novembre 2011

Gyaru



Questo post sullo stile gyaru è basato sul saggio "Black is beautiful: il look delle ganguro-gyaru" di Toshio Miyake, contenuto nella raccolta di saggi del 2001 "La bambola e il robottone", a cura di Alessandro Gomarasca. Se volete approfondire potete comprare il libro o farmi domande, sperando di essere in grado di rispondere.

Il fenomeno gyaru (pronuncia giapponese di girl, ragazza), sebbene abbia diffuso stili, linguaggi e comportamenti che ormai in Giappone sono patrimonio comune, è di difficile definizione perchè col trascorrere del tempo e delle mode ha subito evoluzioni e variazioni continue. Nemmeno le stesse gyaru sanno darne una definizione univoca in quanto in realtà sono divise in gruppetti che competono fra loro per essere i più "in". E' più semplice individuare i tratti a cui il gyaru si contrappone, ovvero la figura dell'ojōsama, la ragazza ben istruita, di buona famiglia, esonerata dal lavoro, ma anche la ragazza vestita in maniera tradizionale, composta, non assertiva, cortese nel parlare. Il termine gyaru invece connota una ragazza delle nuove classi medie, moderna, disinibita, attiva, che ama mostrarsi e divertirsi.
Il termine gyaru nel periodo Taishō (1912-26) veniva usato in genere per descrivere giovani donne nubili impiegate nei nuovi lavori femminili e vestite con divise all'occidentale, una classe poi etichettata più generalmente come moga (modern girls). Negli anni '80 la parola gyaru venne ripresa per etichettare il filone femminile più popolare ed esibizionista della nuova generazione. Venivano definite gyaru le ragazze universitarie o le segretarie nubili ultrasensibili alle ultime tendenze, specie in fatto di abbigliamento. La loro mecca era la torre 109 a Shibuja, una concentrazione di negozi e boutique che raccoglievano e rilanciavano gli stili americaneggianti fra lo sportivo e il sexy imperanti nel quartiere (le maggiori tendenze erano casual, surfer, kawaii e femminile). Più che preoccuparsi degli studi, della carriera o della famiglia, queste ragazze preferivano dedicarsi alla scoperta dei nuovi consumi e divertimenti di una società all'apice della sua opulenza. I media iniziarono presto a mettere in evidenza gli eccessi che le contraddistinguevano: le gyaru universitarie vennero associate ad un crescente fenomeno di prostituzione part-time e delle impiegate venne spettacolarizzata la trasformazione da dimesse lavoratrici in divisa di giorno a bodikon (body conscious, uno stile che era espressione sottoculturale globale del boom delle top model) di notte, semisvestite e scatenate cubiste, concentrate nell'allora discoteca più "in" della capitale, il Giuliana di Roppongi.


This post about gyaru style is based on the essay "Black is beautiful: il boom delle ganguro-gyaru" (Black is beautiful: the ganguro-gyaru boom) by Toshio Miyake, published in the 2001 collection of essays "La bambola e il robottone" (the doll and the giant robot), by Alessandro Gomarasca. If you want to know more you can buy the book or ask me questions, hoping to be able to answer.

The gyaru (Japanese pronunciation of "girl") phenomenon , although it spread styles, languages and behaviors that are common now in Japan, is difficult to define because with the passage of time and fashions has undergone continuous evolution and change. Not even the same gyaru can give a clear definition of the term because they are actually divided into small groups that compete with each other to be the most "in". It's easier to identify the traits the gyaru phenomenon is opposed to, that are the ones that compose the ojōsama figure, a well educated, of a good family, exempt from work, dressed in a traditional manner, composed, not assertive, courteous in speaking. The term gyaru, instead, connotes a girl of the new middle class, modern, uninhibited, active, who loves fun and to display herself.
The term
gyaru in the Taisho period (1912-26) wasgenerally used to describe young unmarried women employed in new jobs, and dressed in western uniforms, a class of people that was afterwards generally labeled as moga (modern girls). In the 80s the word gyaru was used to label the more popular and exhibitionist girls of the female new generation. The girls labeled as Gyaru were university students or unmarried secretaries ultrasensitive to the latest trends, especially when it comes to fashion. Their mecca was the Shibuya 109 tower, a concentration of shops and boutiques who collected and relaunch the American-styles prevailing in the district that were on the sport and sexy side (the main trends were casual, surfer, kawaii and female). Rather than worry about studies, career or family, these girls preferred to devote themselves to the discovery of new consumption and entertainment of a society at the height of its opulence. The media soon began to highlight the excesses that distinguishes them: the university gyaru were associated with a growing phenomenon of part-time prostitution and of the employees was spectacularised the transformation from modest workers during the day to bodikon (body conscious, a style that was a global subcultural expression of the boom of supermodels) at night, wild and half naked cubist, concentrated in the then most "in" disco of the capital, the Giuliana in Roppongi.

9 commenti:

Vale-chan ha detto...

tu hai questo testo?!?!
è tipo da un secolo che voglio leggerlo :)

Acalia Fenders ha detto...

Da questi articoli sto imparando un sacco di cose che non sapevo sulla moda giapponese ^^
La cosa delle segretarie ultrasessantenni mi mancava proprio (sto immaginando una quasi nonnina discinta in discoteca) ;-P

Piperita Patty ha detto...

@Vale: io l'ho trovato in biblioteca, però vorrei comprarlo! Non l'ho ancora finito, ma mi sta piacendo un sacco, specie la prima parte più inerente alla moda!

@Acalia: Sono contenta che servano ^^
La nonna cubista XDDD
Cavoli, visto che è una moda nata negli anni '80 potrebbero esistere le prime gyaru nonne sul serio O_O

Elena ha detto...

Lo stile Gyaru non mi dispiace, o almeno alcuni aspetti dello stile (lungi da me le ganguro, che paura, brrr!), ma temo che come filosofia di vita siano il mio opposto. Peccato perché erano partite anche bene, con l'emancipazione della donna dal modello tradizionale, poi l'apparenza ha avuto il sopravvento.

Piperita Patty ha detto...

@Elena: la penso come te, anche se devo dire che ci sono stili che mi piacciono di più. In più è decisamente al di là della mia portata come tempi, pazienza, spesa...

Muriomu ha detto...

Davvero interessante questo post, come dice automaticjoy, i presupposti erano buoni, l'emancipazione femminile ecc.. però senza cultura, non si va da nessuna parte, e tutto sfocia nell'ignoranza e nella volgarità. Peccato :(

Piperita Patty ha detto...

@Muriomu: in realtà non è che manchino di cultura o siano ignoranti (anzi, sono aggiornatissime su un sacco di cose, sanno creare cose favolose...) la questione più che culturale secondo me è politica. Non è che sia nato come un movimento politico, però la forza di contestazione ce l'avevano, il problema è quando il loro stile è stato appropriato dalle case di moda ecc. Pensiamo anche al punk e alla sua appropriazione modaiola: se le borchie se le mettono tutti non hanno più significato sovversivo, vengono neutralizzate. Le industrie sono in mano a chi ha il potere, e in genere queste persone fanno parte delle forze conservarive della società perchè conviene loro.

La Lau ha detto...

grazie :-D molto molto utile!!!!

Piperita Patty ha detto...

@Lau: sono contenta, grazie a te :D !!!

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