martedì 27 settembre 2016

Zazà Ramen

Qualche giorno fa ho finalmente avuto l'occasione di provare Zazà Ramen, un ristorante di ramen di cui avevo sentito parlare molto bene, che si trova in via Solferino 48, a Milano.
Il nome deriva dal soprannome italiano dell'Ispettore Zenigata, che nei cartoni animati di Lupin III si vede spesso mangiare instant noodles. Nonostante il riferimento pop, il ramen di Zazà non è affatto il ramen da poveracci di Zenigata e nemmeno l'economico cibo da strada giapponese, ma una versione nobilitata e molto chic, che rispetta la tradizione giapponese, ma con attenzione agli ingredienti della cultura gastronomica italiana.
D'altra parte gli ideatori di Zazà Ramen sono nientemeno che Brendan Becht, uno chef di fama internazionale, e Kevin Ageishi, un imprenditore giapponese. I due hanno optato per uno stile che non riporta alcun elemento dell’iconografia classica giapponese sia per il simbolo del locale, sia per l'arredamento dello stesso, affidato allo studio Vudafieri Saverino Partners, che utilizza materiali naturali (per esempio i tavoli sono in legno) e un'illuminazione modernissima per un risultato minimal chic, ma non freddo. L'unica concessione alla pacchianaggine pop nipponica sono i piatti di ramen in plastica appesi in vetrina.
Zazà collabora anche con artisti contemporanei che espongono sulle pareti del locale. In ordine finora sono stati David Tremlett, Kees de Goede, Antonello Ruggieri e Matteo Ceretto Castigliano (i loro profili si possono consultare qui: http://zazaramen.it/art/).
Detto questo, non ci si stupisce più che i prezzi siano così alti, ma che non lo siano di più.
L'atmosfera è giovane e alla mano (ci sono grandi tavoli con panche a cui sedersi insieme a emeriti sconosciuti). Il servizio è molto cortese.
Il bagno è accessibile ai disabili e ha un buffo pentolone al posto del lavandino.
La luminosità è scarsa (per una questione di atmosfera) e l'acustica non è ottima.

Ma passiamo alle cose importanti: com'è il cibo e quanto si paga davvero?
Nota di merito per il menù con i prezzi disponibile online (http://zazaramen.it/it/menu-it/ramen/).
Per prima cosa il coperto è di ben 2,5€. Superato questo trauma, si può passare al cibo vero e proprio. Per quanto riguarda i piatti, la scelta non è vastissima: ci sono quasi 15 antipasti, di cui molti difficili da trovare in Italia, i ramen, divisi in fissi e stagionali, che sono meno di 10, e meno di 10 dolci.
Invece la varietà di bevande è sorprendente: ci sono vari tè freddi e bibite giapponesi (compresa la famosa Ramune con la pallina), tantissime birre, di cui alcune provenienti da due birrifici artigianali giapponesi, vari cocktail originali, molte varietà di sakè, vini italiani, e shochu, rum e whisky giapponesi. Ovviamente i prodotti di importazione giapponesi sono decisamente cari.
Noi abbiamo preso un'acqua potabile trattata in caraffa (ben 1,5€ per mezzo litro) e due birre artigianali giapponese Super Premium del Birrificio Coedo (Kawagoe), la Shiro (bianca non filtrata, sapore dolce e fruttato) a 8€  per 33 cl e la Kyara (gialla ambrata, sapore di malto e caramello) a 9,5€ per 33 cl. La Kyara mi è piaciuta tantissimo.

Come antipasto siamo stati sul classico e abbiamo preso i Yaki-Ghyoza 6€ per 5 pezzi. Essendo in 3 ne abbiamo prese 2 porzioni da dividere, che ci sono state servite accompagnate da tre bottigliette di condimenti fra cui scegliere: olio di sesamo piccante (il mio preferito), soia e aceto. Erano molto buoni.

Il ramen è particolare perché si può scegliere fra la pasta standard fatta in casa con farina di grano tenero tipo “00”, oppure quella con farina di grano tenero macinata a pietra (con un supplemento di 1,5€). Si deve scegliere anche il tipo di brodo fra quello alla soia, quello al miso e quello all'alga konbu.
Abbiamo scelto tutti e tre la pasta standard. La Pelosa Metà e la mia amica Siobahn hanno scelto entrambi il ramen manzo, funghi e cipolla rossa caramellata (14,5€), lui alla soia e lei al miso. Come sempre ho preferito la versione al miso, niente male.
Io ho scelto il ramen verde freddo con masago (uova di capelano) e cipollotto di Tropea (15€), che era un prodotto stagionale. Ne sono rimasta assolutamente entusiasta, molto più che del ramen caldo.
In definitiva locale promosso, tranne che per i prezzi.Il cibo era squisito, il locale trendy e accogliente, il servizio cortese. Tuttavia, in tre abbiamo speso all'incirca 90€ per mangiare quello che sostanzialmente è un piatto povero seduti su delle panche.
Le alternative per mangiare ramen di ottima qualità a Milano allo stesso prezzo o inferiore sono il Tomoyoshi Endo e il Fukurou. Al Tomoyoshi, se si trova il ramen come menù pranzo si spende decisamente meno, però mi pare che non ce l'abbiano sempre a pranzo e i prezzi la sera sono decisamente più alti. Si spende più o meno uguale al Fukurou che però ha più scelta rispetto allo Zazà e con il ramen a pranzo offre combinazioni che includono anche gyoza e/o riso fritto a prezzi scontati. Entrambi i locali sono frequentati da giapponesi e sono più eleganti e tradizionali dello Zazà, ma mancano della sua atmosfera gradevolmente hipster (e il Fukurou è un po' spocchioso, visto che non ci si può mangiare senza prenotazione ed è difficilissimo prenotare).
Per tutte le informazionin sullo Zazà, vi rimando al sito ufficiale:

5 commenti:

Babol ha detto...

Alla faccia di Zazà, che prezzi!! Però ho una voglia di provarlo che non ti dico, peccato abitare troppo lontana! T__T

Nyu Egawa ha detto...

Sembra interessante.. però con quei prezzi ci si pensa 4 volte prima di tornarci! ^^

Piperita Patty ha detto...

@Babol: è terribile quando i ristoranti sono super invitanti, ma troppo cari! Almeno abitando lontana non ti poni il problema.

@Nyu: assolutamente, poi al momento sono super squattrinata per cui di sicuro non ci tornerò a breve.

Marco Grande Arbitro ha detto...

Mi associo al pensiero di Babol.
Lo voglio comunque provare :D

Piperita Patty ha detto...

@Marco: mi hanno detto ieri che dovrebbe esserci un altro posto di ramen buono, cercherò di scoprire quanto buono e a che prezzi.

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