Oggi ospito un post di Giorgio Dell'oro, che ci racconta qualche aneddoto tratto dal suo nuovo libro "Carta e potere", appena uscito per la Gallo edizioni, dedicato alla storia della carta e ai giochi di potere ad essa collegati in Lombardia nei secoli XVI-XIX.
Gli studi sulla carta e
i suoi derivati, si sono concentrati sul suo uso più elevato e intellettuale: scrittura
e stampa di libri. Poco o nulla si sa sulla storia
della carta nella quotidianità, degli stracci, della colla,
dell’inchiostro e delle penne. Si sa poco anche della sua evoluzione
commerciale e sociale e del consumi da parte delle istituzioni e privati.
Ecco qualche aneddoto curioso:
Stracci: gli stracciai non
erano lavoratori poveri e marginali come si crede oggi, ma a Milano o Londra
erano professionisti che operavano su scala internazionale, in grado di muovere
grosse somme di denaro.
Colla: La carta per essere
usata doveva essere resa impermeabile… come? Con colla di origine animale, e
così fu fino alla prima metà dell’Ottocento. Nel XVII secolo la produzione
della colla in Lombardia subì un drastico calo sia per la crisi
dell’allevamento sia per il contrabbando, ma anche perché buona parte degli
avanzi erano utilizzati in ambito gastronomico, il che lasciava perplessi e un
po’ disgustati gli stranieri.
Inchiostro: nonostante fosse di
uso molto comune, non diede vita a una vera industria fino alle soglie del XX
secolo. Prima era prodotto generalmente direttamente dai cartai, ma anche
dall’uomo comune a casa propria.
Penne: erano uno strumento venduto
dai cartari e di uso comune fin dal VII secolo. Per realizzarle erano usate
penne di oca, cigno, corvo… struzzo! Solo nel Settecento compaiono «penne da
scrivere» in legno, ottone e acciaio. E ancora più recenti sono le moderne
matite.
Studiando la storia
della carta e del suo commercio, però, emergono anche alcune caratteristiche
negative che fanno parte ancora oggi della nostra realtà sociale, politica ed
economica. Nonostante gli sforzi fatti, fu impossibile sconfiggere o almeno
limitare, complicità e frodi attuate fatte di comune accordo da privati e funzionari
pubblici a danno della collettività.
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